Libertà di parola e di pensiero.

Cari lettori, oggi, all’indomani del giorno della protesta di tutti i giornalisti, della carta stampata, della televisione, della radio e dei siti internet, lo spazio “Prospettiva Nevskij” desidera esprimere piena solidarietà e stima al mondo dell’informazione, colpito ora come non mai, come non si accadeva dai tempi bui dei primi anni Venti del Novecento.

È un gesto estremo, l’ultima spiaggia per dissentire in modo pacifico, prima che si arrivi alla fine della libertà di informazione e di parola. L’altra volta, nella storia italiana, in cui il bavaglio è stato posto sulla bocca delle voci libere assieme, di conseguenza, a una pietra tombale sulla democrazia, ci è rimasto per parecchio e ci sono voluti oltre venti anni di soprusi di regime, una guerra mondiale persa in partenza e una guerra di Resistenza per levarlo dalle bocche su cui era stato imposto.

In molti giudicano catastrofisti questi paragoni con la situazione politico-sociale italiana della prima metà del secolo scorso; a tutti costoro consiglio vivamente un ripasso dei testi di storia. La storia, una delle materie che sempre più in questi anni di regime soft, che ormai dura a fasi alterne dal 1994, è stata spesso sottoposta agli attacchi revisionisti di questo governo illegale, che spesso ha ventilato la volontà di riscrivere i testi scolastici in senso revisionista, sostenendo che essi sono stati scritti e concepiti in un’ottica comunista, dopo la fine della guerra. E si sa benissimo dove si va a finire quando si vuole minare alla base la memoria di una nazione e del suo popolo, è l’anticamera della dittatura; non a caso di matrice marxista è da lui ritenuta anche la Costituzione repubblicana, che infanga quotidianamente con le sue dichiarazioni e le sue velleità di premierato forte, riforma in senso presidenzialista alla francese e altre scempiaggini che vanno a parare in una sola direzione: mani libere per sé e i suoi amici di fare quel che gli pare e piace, senza poter essere perseguiti dalla giustizia, a spese dei cittadini onesti.

 

Un governo illegale, retto da un personaggio che vive nell’illegalità e che naviga beato fra i frutti delle sue leggi illegali. Il paradosso è che il termine che più è stato pronunciato, scritto, usato in mille modi, e urlato in questi ultimi quindici anni è “libertà”. Si è iniziato nel 1994 con il “Polo della Libertà”, si è continuato con la famigerata “Casa delle Libertà” nel 2001, fino ad approdare al “Popolo della Libertà” nel 2008. Quest’ultimo addirittura è stato fondato alla stregua di un lancio pubblicitario dal predellino di un’auto.

Sempre onnipresente questa “libertà”, dove va Berlusconi c’è sempre qualche “libertà” di mezzo. È arrivato ad affermare che i tempi sarebbero maturi per trasformare, fare “evolvere” la festa della Liberazione (25 aprile) in “festa della Libertà”; quasi si trattasse della festa del suo partito del predellino, e non della celebrazione della liberazione dall’oppressione nazifascista, ottenuta col sangue versato dai partigiani immolatisi per la democrazia, sangue che, evidentemente, non ha alcun valore per lui e il suo manipolo di compagni di merende. Quel che italiani non hanno capito (o forse non hanno voluto capire nemmeno di fronte all’evidenza) dal 1994 ad oggi è che si tratta della sua libertà, non certo della nostra. Montanelli sosteneva che gli italiani avevano bisogno di una cura per rendersi conto della vera natura di questi governi: la cura era il vivere sotto questi governi, sperando che di fronte alle azioni di questo intraprendente premier, dopo un quinquennio, essi si rendessero conto di ciò che è veramente quest’uomo. Ma si sbagliava, perché Berlusconi non ha mai smesso di ripresentarsi alle elezioni e ha continuato a vincere.

 

La forza di Berlusconi sta nel “berlusconismo”, una forma soft ma non per questo meno efficace di assuefazione delle masse ad un messaggio politico, sociale, morale e di costume (in questo caso bisogna dire “immorale”). A ben vedere, con la sua politica di acquisizione selvaggia e spesso illegale (il numero di processi per corruzione a suo carico la dice lunga su questo aspetto) di aziende leader in vari settori, telecomunicazioni e editoria sopra tutti (si pensi all’affaire Mondadori o alla situazione di perdurante illegalità in cui vive Rete4, fregandosene di una sentenza della Corte di giustizia Ue che afferma che essa trasmette in modo illegale su frequenze non sue ma di proprietà di Europa 7) Berlusconi, sin da quando era un semplice rampante imprenditore con le amicizie giuste nei posti giusti, ha creato un sistema vorticoso in cui ha fatto precipitare l’intera nazione, stordendone il popolo e degradandone i costumi con i modelli sociali depravati (veline, tronisti, grande fratello) e le chimere proposti dalle sue reti televisive e, da quando è entrato in politica, con il modello della propria condotta di vita, con la continua autocelebrazione della sua personalità, il suo spirito goliardico, il suo “gallismo” in materia di donne, la barzelletta sempre pronta (forse in molti non sanno che anche Hitler era un rinomato barzellettiere e un affabile simpatico conversatore), il tutto senza che la stragrande maggioranza degli italiani se ne rendesse conto.

Un sistema, una micidiale macchina di consenso degna di Mussolini, al quale si rifà grottescamente anche nei gesti, nella postura, nei discorsi: il tutto in modo molto sottile, che un occhio attento smaschera, ma purtroppo le masse non hanno mai avuto questa consapevolezza (la storia del Novecento ne è un esempio lampante) e continuano a non averla. È evidente che ogni popolo ha il governo che si merita.

 

Già in tempi non sospetti egli si spianava la strada al potere con la creazione del suo impero economico, le modalità con le quali esso è stato fondato appartengono a quella categoria di “cose” che tutti sanno o comunque possono immaginare e nessuno può (o molto probabilmente vuole) dire. Si sa che chi ha i soldi vuole il potere, esso la naturale conseguenza del potere economico. Non dimentichiamo d’altronde che il caro Silvio era nella lista della famigerata Loggia P2 e che tutt’oggi il venerando Gran Maestro della loggia segreta non manca di dispensare consigli al suo (non so quanto) ex adepto, sostenendo testualmente a proposito di Berlusconi e del suo “Piano di rinascita democratica” che: il premier è “l’unico che  può andare avanti non perché era iscritto alla P2 ma perché ha la tempra del grande uomo che ha saputo fare, anche se ora è in momento di debolezza perché usa poco la maggioranza parlamentare” [articolo apparso su Repubblica.it il 31 ottobre 2008; http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/politica/gelli-rinascita/gelli-rinascita/gelli-rinascita.html]. Conosciamo benissimo le idee di Gelli e il trattamento che il suo criminale “Piano di rinascita democratica” riservava in particolare alla stampa e alla magistratura. Per rinfrescare la memoria rimando a questo link, http://www.misteriditalia.it/loggiap2/ dove esso può essere letto e consultato insieme ad altro materiale.

L’elenco dei mali del berlusconismo sarebbe infinito, così come gli esempi dei quotidiani scandali che travolgono il premier e i suoi amici, le leggine e gli emendamenti salva-questo o salva-quello e le condizioni in cui è ridotto il sistema dell’informazione televisiva, non solo Mediaset (questo si sapeva) ma anche e soprattutto della Rai, il servizio pubblico (con l’eccezione della solita rete non allineata, Rai Tre, ultimo baluardo di libertà in tv), con i telegiornali affidati a cortigiani, a servi di palazzo che oscurano la verità e danno solo le notizie che fanno comodo a Berlusconi, tacendo invece le verità scomode, servi del potere che seguono diligenti le direttive date loro da chi gli ha regalato quel posto, alla maniera del Ministero della Cultura Popolare di fascista memoria, che non meritano l’appellativo di “giornalista” e che infangano l’intera categoria, composta per fortuna da molti che questo mestiere lo fanno in modo corretto e coerente al di sopra delle parti.

A conclusione di questo pezzo mi sta a cuore dire a gran voce a Berlusconi e ai suoi, a nome di tutti gli italiani onesti:

 

no alla legge bavaglio, giù le mani dalle intercettazioni e dalla libertà di stampa, chi è onesto e non ha scheletri nell’armadio non teme le intercettazioni.

Come ha dichiarato Roberto Saviano su Repubblica.it: “La legge bavaglio non è una legge che difende la privacy del cittadino, al contrario, è una legge che difende la privacy del potere”.

 

NO AI SEGRETI DELLE CRICCHE, SI ALLA DIFFUSIONE DELLA VERITÀ,

SI ALLE INTERCETTAZIONI

Libertà di parola e di pensiero.ultima modifica: 2010-07-10T16:05:00+02:00da arteletteratura
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