Considerazioni sull’attuale crisi politica – La frattura del PdL e lo scisma dei finiani.

Cari lettori, ancora una volta torno a occuparmi di argomenti di carattere politico, sentendo l’impellente bisogno di scrivere su quanto è successo tra la sera del 29 luglio e oggi; eventi tutt’ora in corso e in continua evoluzione.

Ecco qui di seguito alcuni link contenenti articoli esaustivi e aggiornati sugli argomenti di cui sto parlando:

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/29/news/pdl_ore_contate_per_i_finiani_berlusconi_sceglie_la_linea_dura-5914604/

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/30/news/fini_in_trincea_non_lascio_dovranno_trattare_su_tutto-5942004/

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/30/news/berlusconi_mi_sono_tolto_un_peso_e_minaccia_di_tornare_alle_elezioni-5941860/

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/30/news/fini_parla-5956177/

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/30/news/reazioni-5959932/  [con contenuti audio e video]

 

Sull’ipotesi di elezioni anticipate:

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/31/news/tentazione_ottobre-5967836/

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/31/news/casini_nessuno_di_noi_andr_con_silvio_e_anche_per_il_secolo_il_premier_vuole_elezioni-5975662/

 

Per la diretta degli eventi in corso:

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/30/dirette/berlusconi_mette_alla_porta_fini_verso_gruppi_parlamentari_autonomi-5944439/

 

Infine, un articolo ironico sulla grottesca situazione del PdL e un ottimo editoriale di Massimo Giannini,

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/31/news/satyricon_crisi-5967834/

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/31/news/fine_regime-5967833/

seguiti da un articolo sulla posizione del direttore servo del Tg1 Minzolini:

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/29/news/minzolini_giustizia-5935444/?ref=HREA-1

 

Come era facile prevedere, la terza carica dello Stato ha scoperto le sue carte quando lo ha ritenuto opportuno e, ovviamente, ciò è avvenuto ex abrupto, cogliendo di sorpresa molti profani che guardano allo scenario politico dalla parte non degli addetti ai lavori ma dall’altra, quella degli spettatori più o meno attenti e consapevoli di ciò che li circonda; carte che Fini attendeva di lanciare sul tavolo sin dall’inizio della legislatura e della sua Presidenza della Camera.

Questo tempo è stato da lui trascorso in una continua (e ben celata, dietro il suo volto marmoreo e freddamente fermo e determinato) fibrillazione, aspettando al varco il suo bersaglio e obbiettivo politico, per colpirlo nel momento che avrebbe ritenuto per lui più propizio; il momento nel quale questa mossa, pronta per essere scagliata nell’agone partitico italiano, avrebbe creato una situazione e una catena inarrestabile di conseguenze, uno scompiglio dal quale egli avrebbe capitalizzato (politicamente parlando) quanto investito sottobanco nel corso degli anni, soprattutto gli ultimi, con le sue dichiarazioni sempre più al limite della linea generale del partito, i suoi dissensi via via sempre (volutamente) meno celati e più pungenti fino al limite della sopportazione del suo partito e, soprattutto del premier.

Questo atteggiamento, che cela una ben precisa tattica, si spiega da solo se consideriamo che nel caso del PdL si ha la totale identificazione tra il partito e il suo leader: il piccolo duce cavaliere Berlusconi. E questo è il nodo inestricabile che affligge da sempre questa formazione politica: la presenza di due galli in un pollaio; poiché tale è da considerarsi il PdL, nato dalla finta fusione di due partiti totalmente diversi nati e guidati da sempre da un solo e indiscusso leader.

 

Forza Italia era il feudo di Berlusconi, un partito che non ha mai indetto un vero congresso, un’armata napoleonica che per quasi tre lustri è stata appunto guidata sempre e solo da un piccolo Napoleone, detentore del 100% del potere decisionale, che mai alcuno ha minimamente osato mettere in discussione.

Alleanza Nazionale era altresì il regno di Fini, una sua creatura, nata dall’evoluzione (tutta di facciata) dell’ignobile MSI, accozzaglia di fascisti e neo-fascisti fondata il 26 dicembre 1946 con l’iniziale appoggio del generale fascista Graziani, punto di riferimento della destra pura e dura dal dopoguerra fino al congresso di Fiuggi, quello della svolta finiana del 27 gennaio 1995.

Questi due partiti-movimento uniscono le proprie forze in coalizioni che dovevano contrastare il fronte delle sinistre, il Polo della Libertà (al nord) e il Polo del buon governo (al sud) nel 1994 e la Casa delle Libertà nel 2001.

Nonostante le alleanze siglate con Berlusconi, Fini non ha mai perso di vista l’obbiettivo principe della sua carriera politica: divenire il leader del centrodestra italiano. Cosa che non è mai avvenuta a causa dello straripare del berlusconismo in tutte le sue forme, e delle inattaccabili e longeve “nozze” tra Berlusconi e gli italiani; nozze che gli hanno permesso di vincere tre volte le elezioni legislative (1994, 2001, 2008), nonostante l’alternarsi negli anni di vorticosi cali di popolarità e di altrettanto repentine e irresistibili ascese, quasi delle resurrezioni: come quella del 2008, dove un Berlusconi in crisi come non mai a un anno e mezzo di distanza dalla sconfitta del 2006 contro Prodi, fonda dal predellino di un’auto questo fantomatico PdL che, sull’onda dell’impopolarità del governo Prodi (che il suo monopolio mediatico di stampa e televisione ha fomentato in maniera ossessiva e vergognosa fino a inculcarla nelle teste di molti italiani), in seguito alla crisi e caduta del governo di centro-sinistra, stringe un accordo di coalizione a liste unificate con Alleanza Nazionale e a soli quattro mesi dalla sua nascita sul predellino stravince le elezioni politiche.

A ben pensarci è incredibile quel che è avvenuto a fine 2007, quando Berlusconi, il piccolo duce in crisi politica e personale, ormai inviso a quasi tutti i suoi ex alleati, con un atto politicamente a dir poco temerario, uccide Forza Italia, la sua creatura, e fonda dal nulla questo partito senza colore, senza identità, senza una linea, che, nonostante tutto ciò, pochi mesi dopo vince le elezioni.

Con Fini era ai ferri corti già da tempo dopo la sconfitta del 2006, Casini si era allontanato sempre più definitivamente da lui e anche Fini sembrava aver imboccato la stessa strada dell’Udc, in un clima di gelo tra i vecchi alleati, misto a reciproco disprezzo e ad attacchi incrociati sempre più violenti nei salotti televisivi, dove ormai gli esponenti di Forza Italia e Alleanza Nazionale sedevano in poltrone opposte, fino alla dichiarazione berlusconiana “La Cdl era una specie di ectoplasma” [26-11-2007, in collegamento telefonico con l’ assemblea azzurra di Milano] che pone un vuoto che sembrava ormai incolmabile tra gli ex alleati. Ma l’improvvisa caduta del governo Prodi, che coglie di sorpresa tutti gli schieramenti, impreparati ad elezioni così imminenti, sia il neonato PD che l’altrettanto giovane PdL, porta al rinnovamento dell’asse Berlusconi-Fini, che accetta di presentare con Berlusconi liste unitarie alla Camera e al Senato sotto l’insegna del PdL, per poi procedere al passo successivo: la fusione tra i loro due partiti in un unico soggetto politico leader del centrodestra italiano.

 

E qui si torna al nostro discorso iniziale, dopo questa alquanto lunga parentesi sinottica della recente storia politica del centrodestra italiano. Dicevo prima di questa situazione di due leader entrambi carismatici che si contendono la guida del partito e dello schieramento di cui fanno parte. È la natura stessa del PdL a determinare la situazione in cui ci troviamo in queste ore. Fondato su un predellino, non è altro che un cartello elettorale che Berlusconi ha creato con lo scopo di battere il PD nel 2008.

Fini lo sapeva benissimo, ovviamente, e ha approvato comunque quest’idea sciogliendo Alleanza Nazionale in questo nuovo partito. Forse sperava, in un futuro non troppo lontano, in un tramonto del berlusconismo e in un ricambio generazionale nella leadership del partito. O forse semplicemente stiamo assistendo ai soliti intrighi e giochi di palazzo che dominano i governi d’Italia sin dalla sua unificazione, quasi 150 anni fa. Giochi di palazzo che, per noi profani, sono difficili o impossibili da comprendere; tantomeno è (quasi) impossibile prevedere gli scenari futuri. In ambienti giornalistici già molti stanno con la calcolatrice in mano a fare le sottrazioni e le addizioni di deputati e senatori, considerando le varianti e gli scenari più disparati, come ai tempi del II governo Prodi, quando ad ogni votazione si stava in ansiosa attesa fino all’ultimo voto.

 

Il PdL non è diventato quel moderno partito di centrodestra che molti speravano, un partito conservatore di ampio respiro che si rifacesse alla tradizione conservatrice europea. Fini si è semplicemente reso conto che la sua Alleanza Nazionale non si è fusa con Forza Italia, ma è stata annessa a Forza Italia, facendo del PdL una evoluzione di quel partito di stampo napoleonico che continua a essere retto con pugno di ferro dal piccolo Napoleone di Arcore (ghe pensi mi).

Berlusconi non ha però messo in conto che con l’annessione del partito di Fini si stava mettendo nel suo feudo un altro leader dal pugno di ferro, che ha accettato la fusione del proprio partito con la speranza e la previsione di una sua futura leadership; visto però che Berlusconi è ben lungi dal lasciare il potere, Fini dall’inizio della legislatura ha attuato una strategia della tensione, ora più silenziosa ora più esplicita, fatta di dissensi, atti e dichiarazioni provocatorie, volti unicamente a far cedere i nervi del “leader maximo” del partito e provocarne una reazione inconsulta che mettesse davanti agli occhi degli italiani la crisi del dogma berlusconiano del pensiero unico e del capo indiscusso, e facesse vedere a tutti che esiste un’altra corrente di pensiero, una leadership alternativa nell’ombra, che è pronta a uscirne e imporsi in qualsiasi momento.

La conclusione è, come detto sopra, che ci sono due galli troppo carismatici e agguerriti in un pollaio troppo piccolo per contenerli entrambi. Il piccolo Napoleone Berlusconi, abituato al suo partito-feudo inattaccabile e al pensiero unico del capo solo e indiscusso, il cui potere al suo interno nessuno osa mettere in discussione; e, dall’altra parte, il nuovo duce Fini, il delfino di Almirante, che negli anni Novanta da segretario del MSI prima e di AN dopo teorizzava il fascismo del 2000 e propugnava un ritorno al passato, una resurrezione (o, a seconda dei punti di vista, una riesumazione) dell’ideologia fascista.

Comunque vadano le cose, non voglio dilungarmi in previsioni sul futuro del governo, o di Fini, o di Berlusconi, o delle opposizioni, o di elezioni anticipate, o se siamo ormai giunti alla vigilia del 25 luglio, e via dicendo. Fa sempre piacere vedere qualcuno che finalmente riesce a contenere lo strapotere di Berlusconi e a metterlo in seria difficoltà; non dimentichiamoci però chi è davvero Fini, da dove viene e quali sono veramente le sue intenzioni e idee politiche, non lasciamoci incantare dalla favola di colui che tiene testa alle debordanti pretese berlusconiane di dittatura soft, fatte di bavagli a stampa e giustizia, per salvaguardare la nostra libertà, di colui che ci libera dal regime berlusconiano, da costui che vuole controllare tutto e tutti, magistratura, stampa, Quirinale, vuole stravolgere la Costituzione repubblicana, vagheggia presidenzialismi alla francese.

Se Berlusconi è animato da spirito napoleonico, invece Fini, dietro quel volto marmoreo, freddo e calcolatore, nasconde intenzioni chiaramente fasciste: se ora si ribella, provoca scissioni interne al suo schieramento e dice cose contro Berlusconi lo fa col solo e unico scopo di ottenere il potere. Una volta ottenuto il potere tutti vedranno di che pasta è fatto Fini e quali sono le sue reali intenzioni; la Storia, magistra vitae, (soprattutto quella dell’ultimo secolo) ce lo insegna e questo non deve essere mai dimenticato dalle generazioni future.

Considerazioni sull’attuale crisi politica – La frattura del PdL e lo scisma dei finiani.ultima modifica: 2010-07-31T18:25:00+02:00da arteletteratura
Reposta per primo quest’articolo
Questa voce è stata pubblicata in politica e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

7 risposte a Considerazioni sull’attuale crisi politica – La frattura del PdL e lo scisma dei finiani.

Lascia un commento