Considerazioni sugli ultimi fatti – Minzolini, Gheddafi, contestazione a Schifani.

Cari lettori, a distanza di quasi quaranta giorni, mi ripresento sottoponendo alla vostra attenzione un nuovo post.

 

Voglio sorvolare, per il momento, sul discorso di Fini a Mirabello e il cataclisma politico (ancora in corso) che ne è seguito; me ne occuperò poi, quando la situazione, ancora in divenire ed estremamente mutevole, sarà più chiara e permetterà di poter fare una lucida e fredda analisi critica. Per il momento ritengo possa bastare quel che ho scritto nel mio ultimo post del 31 luglio per quanto riguarda quel che penso di Berlusconi e Fini, delle manovre di quest’ultimo e delle sue reali intenzioni.

 

Vari eventi, in particolare nell’ultima decade di agosto e nei giorni seguenti, soprattutto politici, mi hanno più volte tentato di scrivere un nuovo post; non l’ho fatto sia per il senso di incompletezza degli eventi stessi, che sono tutt’ora in divenire, sia per la stanchezza che la situazione politico-sociale italiana produce in me come, penso, accada nella stragrande maggioranza degli italiani.

I principali eventi che via via si sono succeduti in questo afoso fine agosto, eventi “tentatori” per la mia voglia di scriverne, sono stati i seguenti:

Ø  L’ennesimo Minzolini – show, consumatosi stavolta durante il programma Unomattina, nella puntata del 27 agosto.

Ø  L’altro show, questo targato invece Gheddafi, durante la visita a Roma tra il 28 e il 30 agosto.

Ø  La contestazione grillina e viola a Schifani durante la festa del PD a Torino, alla quale era stato invitato per prendere parte ad un dibattito-intervista moderato da Fassino, accaduta il 4 settembre.

Alla luce dei miei precedenti post, che penso siano eloquenti rispetto alle mie posizioni in merito a varie tematiche (e che spero abbiate letto e apprezzato), questi tre fatti si commentano da soli. Intendo, però, esprimere comunque le mie personali considerazioni su di essi.

 

L’intervista che il Diaco, sul quale non mi soffermo ma guardo e passo, ha fatto al direttore del Tg1, servo del potere come pochissimi altri in Italia, è semplicemente rivoltante. Sempre che di intervista si possa parlare dal momento che era sfacciatamente palese che quelle domande così faziosamente mirate e spesso già contenenti in sé la scontata risposta erano concordate (se non addirittura direttamente scritte da Minzolini). Il conduttore era semplicemente la spalla del direttore servo nell’attuazione del suo vero e proprio comizio filo-berlusconiano, dal momento che tale è stata questa finta intervista, ennesima occasione che il Minzolini ha colto per fare i suoi vomitevoli spot pro Berlusconi e farci vedere, casomai ce lo fossimo scordati, quanto è servo del potere politico che su quella poltrona lo ha collocato e senza il quale non sarebbe dov’è.

Viene solo da chiedersi quanto in basso potrà ancora scendere il servizio d’informazione della rete ammiraglia del servizio pubblico, dal momento che il prestigio del Tg1, finora primo organo di informazione televisiva nazionale, è ormai solo un pallido ricordo, una chimera, così gestito da un personaggio ambiguo e ambivalente che è stato capace di stravolgere e distruggere come pochi o nessuno erano riusciti a fare quel telegiornale, creando un ambiente claustrofobico e asfissiante che ha costretto alla fuga molti dei suoi giornalisti di punta, tutti simbolo della serietà, del prestigio e della credibilità di quell’organo di informazione, pregi questi costruiti e forgiati nel corso di decenni da direttori come, per citarne solo uno, Enzo Biagi.

Visto che ormai quando si accende il televisore si tratta di scegliere tra una schiera di telegiornali corrotti e sottoposti al berlusconiano Ministero della Cultura Popolare, che dice loro quali notizie dare o non dare e il modo in cui darle, se proprio dobbiamo assistere all’indecoroso spettacolo di telegiornali e giornalisti neanche degni di tale nome e scegliere uno di essi, tanto vale guardare il Tg4 di Emilio Fede, che della sua collusione col piccolo cavaliere Napoleone almeno non ne ha mai fatto mistero.

Per uno stralcio della finta intervista rinvio a questo video e a quest’altro articolo .

 

Arriviamo al secondo evento, il Gheddafi show che ha letteralmente travolto e stravolto Roma tra il 28 e il 30 agosto.

Ognuno di noi ha visto quel che è successo. L’Italia non era mai sprofondata così in basso. Quella non è stata una visita istituzionale, ma una parata esibizionista e populista volta ad appagare quelle due persone (uso questo termine perché Gheddafi non può essere certo chiamato capo di Stato), ad appagare il loro immenso e insaziabile ego.

Per tutta la sua storia passata Gheddafi non dovrebbe neanche mettere piede in Italia. Il piccolo duce cavaliere, invece, ha svenduto il nostro orgoglio di italiani e la nostra dignità, la nostra immagine e il nostro prestigio (o quel che ancora ne resta dopo oltre tre lustri di berlusconismo) di fronte al resto del mondo; ha svenduto tutto ciò al colonnello e ai suoi deliri esibizionisti, ha fatto inginocchiare di fronte a cotanto personaggio le nostre istituzioni e ci ha fatto piombare per tre giorni in un’atmosfera da pagliacciata che Roma non viveva dai tempi delle faraoniche parate mussoliniane, con tutto lo strascico di ridicolo che queste manifestazioni si portano dietro.

Se poi a tutto ciò aggiungiamo i discorsi strampalati fatti da Gheddafi e i suoi goffi quanto insulsi tentativi di proselitismo e le presunte conversioni all’Islam avvenute per merito suo quasi come dei miracoli, il quadro è completo e ognuno di noi si può benissimo rendere conto di quale figura vergognosa, indecente e indecorosa abbia fatto l’Italia di fronte al resto del mondo.

Mentre qualunque altra nazione darebbe tranquillamente un calcio nel sedere al colonnello, l’Italia governata dal piccolo Napoleone si è piegata in ginocchio davanti a lui e gli ha consentito di fare di Roma il palcoscenico per le sue buffonate: il piccolo duce e il colonnello, proprio una bella accoppiata! Due egocentrici, superbi e pieni di sé, uno col suo esercito di amazzoni e hostess, l’altro col suo seguito di escort (meno visibili ma comunque onnipresenti). Mi si conceda un’espressione un po’ fuori dalle righe che non è propria del mio stile, ma è proprio vero che l’Italia se ne sta andando a puttane.

Per saperne di più sulla visita di Gheddafi vi rimando ai seguenti articoli di Repubblica.it:

http://www.repubblica.it/politica/2010/08/30/news/gheddafi_fa_il_bis_con_le_hostess_farefuturo_siamo_la_sua_disneyland-6620582/ 

http://www.repubblica.it/politica/2010/08/29/news/la_visita_di_gheddafi-6588415/index.html?ref=search 

http://www.repubblica.it/politica/2010/08/30/news/gheddafi_imbarazzo_pdl-6613045/?ref=HREA-1 

e segnalo ancora un commento di Francesco Merlo .

Esistono poi dei retroscena che è bene conoscere dietro l’intesa vincente Berlusconi – Gheddafi, un vero e proprio affaire, come dettagliatamente descritto in questo articolo:

Un business da 40 miliardi per la Berlusconi-Gheddafi Spa .

 

Arriviamo infine al terzo evento, la contestazione grillina e del popolo viola a Schifani, nel corso di un suo intervento durante la festa del PD a Torino il 4 settembre.

Non intendo soffermarmi sui dettagli della bagarre, che ben conosciamo, ma desidero esprimere la mia più viva preoccupazione per la pericolosa china che la vita politica del nostro paese sta prendendo. Sappiamo tutti, o quantomeno immaginiamo, chi sia Schifani e abbiamo letto nel corso degli anni accuse e sospetti di vario tipo più o meno veritieri, come ne leggiamo praticamente per tutti gli uomini politici italiani. Il fatto però che il senso di rispetto delle istituzioni venga meno e ci si lasci andare a episodi del genere, che travalicano decisamente la legittima contestazione contro il potere, diritto inalienabile di ogni società e civiltà democratica, mancando di rispetto alle persone che esprimono un’opinione, mi preoccupa decisamente.

I contestatori si difendono, adducendo reazioni spropositate da parte delle forze dell’ordine, le varie cariche dello Stato e personalità di spicco di ogni partito di tutti gli schieramenti esprimono solidarietà a Schifani; Fassino (che stava intervistando Schifani durante la contestazione) chiama “squadristi” i grillini; Napolitano in persona deplora vivamente quanto accaduto; la Bindi incontra esponenti del popolo viola e tenta (pare con discreto successo) un approccio con alcuni di loro; Bersani, Fini e Cicchitto condannano l’accaduto.

Quel che invece mi sta a cuore evidenziare è la sconsiderata reazione dei soliti Di Pietro e Grillo, che non hanno ancora capito che a giocare con la piazza e con il malcontento popolare presto o tardi ci si scotta.

Di Pietro afferma “Sono semplicemente difensori della legalità, della democrazia e degli onesti cittadini. E’ ora di dire basta a questa ipocrisia imperante. Siccome molti si sono ritrovati ad avere, dalla mattina alla sera, importanti incarichi quali la presidenza del Senato o altre cariche istituzionali, si ritengono immuni da ogni critica”.

Ancora più sconcertante Grillo, che dice “Questo è solo l’inizio. Devono rendersi conto che è finita. Che si blindino con i poliziotti antisommossa, chiamino Maroni e l’esercito. Paghino la gente che va ai comizi per applaudirli. Oppure se ne vadano a casa” e ancora “Io non sono l’autore o il sobillatore, io interpreto quello che vedo e che sento: la gente non ce la fa più”, difende i suoi “sono persone educate, perbene che manifestano un pensiero assolutamente giusto” e rincara la dose attaccando anche Napolitano “Perché non prende le difese dei cittadini? Napolitano deve far rispettare la costituzione”.

Tutto ciò si commenta da solo, e la mia sottolineatura in grassetto di quella frase detta da Grillo non è casuale. Innanzitutto è l’inizio di cosa? E se questo è “solo l’inizio” cosa dovremo aspettarci a seguire? L’evocazione dell’esercito e delle forze antisommossa e della gente che “non ce la fa più”, porteranno solo ad una nuova stagione di odio politico e sociale, di violenza, di destabilizzazione. Solo che quei due non si rendono conto che, arrivati a questo risultato che si prefiggono, di destabilizzare la vita politica e sociale di questo paese instaurando un’atmosfera giacobina, la fantomatica massa in rivolta, assetata di vendetta, incontentabile, non più gestibile e ormai fuori controllo, gli farà fare la fine di tutti gli aizza popolo, da Cola di Rienzo e Savonarola a Robespierre (solo per citare alcuni tra i più famosi), rovesciati da coloro che credevano di poter manipolare e piegare ai propri fini. Senza considerare poi che sfruttare il malcontento generale per piegarlo ai propri fini di conquista del potere evoca i peggiori spettri del nostro passato recente, quelli dei totalitarismi del Novecento, con tutto quel che ne è tristemente conseguito.

A conclusione di queste mie considerazioni sull’increscioso evento di Torino faccio una citazione, di incerta attribuzione, ma che vale molto più di mille commenti: Non condivido la tua opinione, ma darei la vita perché tu possa esprimerla”.

Considerazioni sugli ultimi fatti – Minzolini, Gheddafi, contestazione a Schifani.ultima modifica: 2010-09-08T18:42:00+02:00da arteletteratura
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