Ora basta! La vergogna senza fine del tg1 di Minzolini.

Cari lettori, scrivo oggi un nuovo post per commentare quel che, purtroppo, ho visto e sentito oggi nel Tg1 delle 13:30. Il direttore servo del Tg1 Minzolini ha colpito ancora una volta, a tradimento.

 

A due terzi del telegiornale, tra la fine della pagina politica e di cronaca e l’inizio di quella dedicata ad argomenti più leggeri, spunta un servizio di 60 secondi dal titolo “Come cambia l’informazione” che, prendendo le mosse da una critica (apparentemente) generale e dalle maglie larghe sulla condotta tenuta dalla carta stampata durante questa rovente estate costellata di eventi e scandali politici, finisce nel giro di un paio di battute per trasformarsi in un vero e proprio linciaggio mediatico nei confronti del quotidiano “la Repubblica”, sottolineando con immagini di alcune prime pagine estive di questo quotidiano (riguardanti, casualmente, Berlusconi e la P3 e la crisi politica in atto) e con la voce narrante del servizio via via sempre più caustica, il fallimento dei “giornali-partito”, nella fattispecie Repubblica.

A supporto di questo presunto fallimento annunciato con malcelata gioia, facendo esplicitamente il nome di Repubblica, la voce del servizio porta come prove il crollo delle vendite di questo quotidiano: secondo loro un -7% nel primo semestre del 2010, che segue a un -8% registrato nel 2009 su base annua rispetto al 2008.

Dati, questi, enfatizzati in modo nauseante (con un’inquadratura ferma su pile di Repubblica accatastate sul bancone di un edicola, atta a trasmettere al pubblico in modo neanche tanto subliminale il messaggio che il giornale è afflitto da una crisi di vendite, tale da far sì che Repubblica rimanga invenduta e accumulata in pile sui banchi delle edicole) e strategicamente piazzati dopo la smentita dei cali d’ascolto del Tg1 (di cui Repubblica ha tante volte dato notizia) e dopo alcune staffilate sul modo fazioso (da che pulpito …) in cui il suddetto quotidiano ha trattato notizie riguardanti Berlusconi e abbia invece “dimenticato” di far menzione della “stangata della Consob ad alcuni membri della famiglia De Benedetti”, frase detta mentre l’inquadratura si fermava su un editoriale di Repubblica critico nei confronti del Tg1 dal titolo “Requiem per il pastone del tg” firmato da Filippo Ceccarelli.

A conclusione di questo vergognoso servizio, la seguente affermazione colma di sadico scherno: “l’appeal del giornale-partito italiano come lo conoscevamo finora sembra passato di moda: da radical-chic a radical-cheap”.

 

Oltre ad esprimere una sentita solidarietà a Repubblica e al lavoro serio e impegnato svolto dai suoi giornalisti, voglio fare un appello a tutti voi lettori e cybernauti:

quando vanno in onda questi telegiornali, entità servili indecorosamente prostrate e striscianti davanti al potente di turno travestite da finti organi di informazione, entità rette da personaggi vomitevoli, cortigiani servi del potere che trasformano un telegiornale in un indecente e continuo comizio pro domo berlusconiana, personaggi che non meritano di essere chiamati giornalisti dal momento che, con la loro condotta vergognosamente anti-professionale, nauseante e ignobile, infangano la categoria dei giornalisti, categoria alla quale sono appartenuti e appartengono professionisti del calibro della compianta Ilaria Alpi, per citarne una delle più significative sui tanti nomi di veri giornalisti che potrei fare, quando vanno in onda, dicevo, questi indecorosi e spregevoli teatrini che vengono chiamati “telegiornali”, spegniamo il televisore o cambiamo canale e togliamo audience a questi pagliacci e quaquaraquà, servi del nuovo Ministero della Cultura Popolare e paladini della disinformazione e della faziosità, e premiamo piuttosto il vero e sano giornalismo, quello di Repubblica (cartacea e su internet), del Tg3 di Bianca Berlinguer e di SkyTg24 e pochi altri.

 

Ora basta! Contro la disinformazione e la faziosità dei servi del potere ribelliamoci spegnendo i loro falsi telegiornali, come quello del signor Minzolini; e dico signor, poiché l’appellativo di giornalista implica una professionalità e una serietà che costui, come è evidente agli occhi dell’Italia intera, dimostra di non avere.

 

I veri giornalisti sono altri, signor Minzolini!

Ora basta! La vergogna senza fine del tg1 di Minzolini.ultima modifica: 2010-09-18T18:34:00+02:00da arteletteratura
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